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FESTIVAL DI CINEMA

Venezia.69: “Low Tide” di Roberto Minervini (Fuori Concorso)

Bella sorpresa nella sezione Orizzonti: “Low Tide”, del marchigiano trapiantato negli Stati Uniti Roberto Minervini, colpisce nel segno. A metà tra realtà e narrazione di fantasia, un viaggio dentro le vite degli americani borderline del Texas

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il

 

Anno: 2012

Durata: 92

Genere: Drammatico

Nazionalità: Usa

Regia: Roberto Minervini

 

Bella sorpresa nella sezione Orizzonti: Low Tide, del marchigiano trapiantato negli Stati Uniti Roberto Minervini, colpisce nel segno. A metà tra realtà e narrazione di fantasia, un viaggio dentro le vite degli americani borderline del Texas. Il film inizia con un “pedinamento” di neorealistica memoria del piccolo protagonista (Daniel Blanchard), la cinepresa a mano ci mostra i suoi gesti quotidiani, dalle faccende domestiche alla raccolta delle lattine per guadagnare qualche soldo. Man a mano scopriamo che vive solo con la madre (Melissa McKinney), e nel rapporto  fra i due i compiti sono invertiti, è infatti il dodicenne che si prende cura di lei, le porta da mangiare, pulisce la casa, l’aiuta a mettersi a letto quando torna dalle colossali sbronze con gli amici. Il rapporto è anaffettivo, asettico, nessun sorriso, nessuna complicità. Questa situazione di indifferenza della madre esplode nel tentato suicidio del ragazzo. La scena dell’accoltellamento del pesce fa da preludio a questa scelta estrema.

Minervini rende visibile l’invisibile, uno sguardo sullo sguardo dei protagonisti. Praticamente senza sceneggiatura e con dialoghi ridotti al minimo tutto si risolve con e nelle immagini. Il suono ha un ruolo diegetico e intimistico, vedere/ascoltare in merito la scena delle gocce d’acqua nella pentola. La scelta del regista di lavorare con persone reali (il ragazzo è nel film con la vera madre), con le quali ha creato un’intesa molto stretta, si rivela fondamentale per creare un’esperienza reale e autentica. La sequenza finale con la coppia che finalmente pare trovare un’intimità e una comunicazione “nuova” si conclude con un abbraccio fra le onde del mare che emoziona e commuove. Un messaggio di speranza dei protagonisti, consapevoli di altre vite possibili. Minervini con quest’opera, pare inserirsi in un cinema inteso come lingua scritta della realtà, impronta digitale del mondo. C’è sempre una strada, una possibilità di contatto.

Vittorio Zenardi

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